“Io soffro da anni di perdita di capelli ed infatti ho in diradamento ben visibile e qualche zona calva. Credo in trattamenti olistici e mi chiedo se l’agopuntura possa essere efficace nel trattamento della caduta dei capelli?”

L’agopuntura è considerata medicina alternativa, anche se è stato dimostrato di essere efficace nel trattamento di alcuni disturbi e condizioni. Purtroppo, non c’è abbastanza alcuna evidenza scientifica in merito all’efficacia – anche solo marginale – dell’agopuntura per il trattamento, prevenzione o rallentamento della perdita dei capelli.

L’agopuntura è una terapia riconosciuta anche dalla medicina allopatica ideata e diffusa migliaia di anni fa in Cina. Questa terapia è un punto fermo per la medicina tradizionale orientale. In agopuntura tradizionale, la salute in generale dipende dal buon Qi. E’ la fonte di energia che dà vita e scorre attraverso il corpo. Durante una seduta di agopuntura, i praticante della medicina orientale stimola determinati punti del corpo con aghi sottili.

Non v’è alcuna evidenza clinica a sostenere l’idea che l’agopuntura possa trattare la calvizie maschile oppure quella femminile. La perdita dei capelli è causata dalla particolare sensibilità geneticamente predisposta all’azione del ormone chiamato DHT. Questo ormone si lega ai recettori degli androgeni nei follicoli piliferi vulnerabili e gradualmente si restringe i follicoli dei capelli fino a quando non crescono più.

Detto questo, ci sono stati pochi studi e non particolarmente rigorosi che dimostrano che l’agopuntura può essere utile per il trattamento di alopecia areata. L’alopecia areata è una condizione autoimmune che induce il corpo ad attaccare i follicoli piliferi. I trattamenti per l’alopecia areata e alopecia androgenetica (perdita di capelli geneticamente determinata) sono completamente differenti.

La ricerca di terapie e trattamenti per contrastare l’indebolimento dei follicoli è sempre attenta alle nuove proposte ma nel caso specifico dell’agopunture si può affermare senza ombra di dubbio che si tratta di una azione terapeutica senza alcun effetto positivo per la condizione in studio.